«Così ho portato l’orto nei vigneti di famiglia»

«Così ho portato l’orto nei vigneti di famiglia»

Una pratica basata sull’equilibrio naturale

«Crediamo in un’economia circolare e in una visione dell’agricoltura che non sia monocoltura ma che includa tanti saperi agricoli». La filosofia biodinamica che regola la vita dei 30 ettari di vigne non è casuale, ma risponde proprio a una pratica basata sull’equilibrio naturale, una comunità agricola a “ciclo chiuso” che valorizza tutte le risorse interne. La Foradori non è un caso isolato (anche se in Trentino è la più grande per dimensioni) e assieme ad altre realtà attive nelle due province autonome hanno creato l’Associazione per l’agricoltura biodinamica.
È stata Myrtha Zierock a voler introdurre alla Foradori la coltivazione di ortaggi. Da cinque anni qui se ne producono 30 varietà. Dopo aver studiato scienze ambientali a Friburgo, Myrtha ha continuato a formarsi e fare esperienza in Oregon e nel Québec e ci racconta come abbia imparato là «il valore delle filiere corte, le tecniche di market garden, la forza della diversificazione, il potenziale di una piccola azienda, il merito delle alleanze».

Saperi antichi integrati dalle nuove tecnologie

A ortaggi sono destinati solo 1.400 metri quadri, una piccola porzione rispetto a quella destinata a vigneto: «Se ben pianificato e con le tecniche giuste, anche da un appezzamento di terra di dimensioni ridotte si può avere una produzione diversificata e di qualità».
È il cosiddetto market garden, il giardino per il mercato: «Si usa maggior compost, si scommette su rotazioni delle colture e sulla tempistica; e poi piccoli trucchi, come seminare le carote molto più strette rispetto a un ortolano — sorride Myrtha —. E si lavora su una filiera corta: cento abbonamenti e dieci ristoranti».
Alla fine, è quello che hanno sempre fatto i piccoli contadini, sono saperi antichi che si possono sposare con le conoscenze attuali e le nuove tecnologie. «Ora ho pensato di focalizzarmi nella stagione autunnale e invernale, sperimentando tante varietà anche della stessa verdura, che poi è anche un modo per educare a nuovi sapori». E aggiunge: «Sogno che la gente possa venire a visitare un orto come fa con le cantine».

L’azienda come ecosistema

Dal 2010 nei terreni dei Foradori-Zierock pascolano anche sette mucche Grigio Alpine, «una razza abbandonata dalla maggior parte degli allevatori a causa della bassa rendita produttiva, in realtà produce un latte “nobile” dai livelli nutritivi e organolettici completi e straordinari», spiega Myrtha. Da qui il nuovo progetto avviato due anni fa: produrre formaggi propri, artigianali, fermentati a latte crudo.
«Abbiamo imparato a vivere l’azienda come un ecosistema». Oggi la Foradori si estende in tre luoghi diversi: «Nel Campo Rotaliano coltiviamo il Teroldego, si fanno i vini e crescono gli ortaggi estivi; a Fontanasanta, sulla collina di Trento, origine delle nostre uve bianche, l’allevamento e la caseificazione e, infine, il Monte Baldo dove oltre agli ortaggi invernali, ai pascoli per la fienagione e alla coltivazione di cereali, si sta sviluppando un nuovo progetto che vedrà in futuro nascere una nuova comunità agricola».